Il racconto di Enrico, il protagonista del libro Cuore,
mi appassionava e mi catapultava in una scuola in cui si esaltavano i valori
della famiglia, della patria, del rispetto e della solidarietà. Eppure, anche
allora non mancavano le criticità: invidia, superbia, reiterati atti vessatori
nei confronti di coetanei, che oggi definiremmo “bullismo”, ma c’era il mondo
degli adulti pronto a redarguire, a insegnare, a dimostrare, con l’esempio, la
sua autorevole capacità di indirizzare le menti dei bambini verso finalità
positive.
Ho riletto più volte il libro Cuore, l’ho
proposto ai miei alunni, ho scritto una drammatizzazione rappresentata con
successo e ho riflettuto sul fatto che questo libro riesce comunque a
coinvolgere, nonostante sia stato anche criticato perché giudicato retorico e
melenso.
Recenti e deprecabili episodi verificatisi nelle
scuole, in cui docenti e alunni sono spesso vittime o carnefici, mi hanno
indotto a riprendere in mano questo testo ”datato”, perché oggi più che mai
nella scuola è necessario parlare di buoni sentimenti, se non si vuole rimanere
schiacciati dall’arroganza e dalla volgarità e se non si vogliono invertire i
ruoli istituzionali. Sono convinta che per restituire alla scuola la sua
dignità è necessario ridarle autorevolezza attraverso valori vissuti piuttosto
che propinati e, a costo di apparire anacronistica, propugno l’ideale di una
scuola come luogo sacro, come palestra di vita nella quale la vita non è
raccontata ma vissuta e nella quale si gettano irrimediabilmente le basi del
nostro futuro.
Ho perciò pensato di riproporre le pagine più
significative del libro Cuore anche agli alunni di questa nuova
generazione, i cosiddetti “nativi digitali”, pagine a mio avviso ancora
attuali. Naturalmente mi sono avvalsa, in questa proposta didattico-educativa,
di strategie nuove, quali il role play, il debate, la riscrittura, il lap
book…Ho deciso di socializzare la mia esperienza didattica perché la
risposta dei miei alunni di classe quarta è stata entusiastica: in poco tempo
si sono appassionati al racconto di Enrico Bottini, trovando analogie con
situazioni vissute in classe, caratterizzando i vari alunni e soprattutto
riflettendo sui valori che il libro intende comunicare. In particolare si sono
appassionati ai racconti mensili e ai piccoli eroi del quotidiano capaci ancora
di suscitare emozioni.
Per me è stata una scommessa, anche se in cuor mio
sapevo che ai bambini il libro Cuore sarebbe piaciuto, perché i bambini,
in fondo, non sono cambiati . Un po’ di “Cuore” non fa male in una società che
rischia di autodistruggersi, ammaliata da falsi eroi e da false chimere. Lo
storico Rosario Villari ha definito il libro Cuore una pietra miliare
della cultura e della storia della nazione italiana, riconoscendogli “un alto
valore pedagogico nazionale”.
Credo nel valore dei buoni sentimenti e nella loro
perenne attualità. Occorre partire dal cuore per valorizzare un progetto
educativo che diversamente potrebbe fallire e quando, alla fine del percorso,
ho invitato i bambini, tramite un debate, a schierarsi pro o contro un
libro che molti classificano “fuori moda”, ho potuto costatare, confesso con piacere,
che molti hanno espresso il loro consenso, ravvisandone l’attualità e
riconoscendone la bellezza.
Un pensiero va alla mia maestra, figura di educatrice
che mi è rimasta nel cuore e che, assieme a mia madre, mi ha fatto amare e
scegliere la meravigliosa professione alla quale hanno dedicato con passione la
loro vita.
Autrice: Aida Dattola, laureata in Pedagogia, è insegnante nella
scuola primaria.
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© Educare.it - Anno XIX, N. 7, Luglio 2019
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