venerdì 10 marzo 2017

La noia, linfa segreta della creatività




I ritmi sempre più frenetici del mondo contemporaneo hanno determinato un nuovo concetto di tempo: non più una categoria che l’uomo gestisce e utilizza per i propri fini, ma piuttosto un vorace cavaliere oscuro che lo travolge e lo fagocita, destituendolo dal suo ruolo di “padrone” a quello di “servo”. Neppure i bambini sono esenti da questo vortice e sono sottomessi al tempo. Sono oberati da impegni continui e scanditi da orari ben precisi: palestra, corso di musica, gara di nuoto, laboratorio artistico e... così via! Poveri bambini! Costretti a vivere le loro giornate come una frenetica corsa, non hanno neppure il tempo di annoiarsi... Ma sono davvero così felici di rinunciare a quella sensazione di vuoto non riempito che si chiama noia? E questa è davvero tutta deleteria o può addirittura essere considerata un valore?

Al di là delle mie considerazioni personali, determinate da esperienze concrete vissute in età infantile, quando avevo il tempo di annoiarmi e, grazie a questo, potevo far lavorare la mia fantasia per inventare un gioco nuovo o per “costruire” storie, ho cercato di avvalorare le mie idee in proposito facendo riferimento a quelle, più autorevoli, di persone esperte.

Teresa Belton, scienziata inglese esperta di problemi dell'infanzia e dell'apprendimento, per esempio, sostiene che la noia è “la linfa segreta della creatività”. Oggi i genitori sono convinti che impegnare i figli in varie attività pomeridiane extrascolastiche sia propedeutico a una maggiore efficienza futura, ma non è proprio così. Avere tempo per pensare può aiutarli a scoprire meglio ciò che li rende felici. Perciò, ai bambini deve essere lasciato lo spazio idoneo per gestire in modo personale il loro tempo e non avere tutto programmato e gestito dagli adulti. Come sostiene la Belton: “Facciamo dunque i giusti onori alla noia. Questa buona fata che costringe i nostri bambini, sbadigliando, a scegliere ciò che è davvero utile per loro”: avere tempi morti in una giornata già scandita dalle ore dedicate alla scuola e alla normale e indispensabile routine della giornata deve rappresentare, per il bambino, il modo più congeniale per attivare le sue doti creative. Per evidenziare il valore educativo della noia la scienziata inglese cita i racconti dell’infanzia di artisti e scrittori che, avendo avuto il tempo di annoiarsi, sono stati indotti a riflettere sulle proprie inclinazioni e , in futuro, a farle proliferare. Perciò, non si deve “riempire” il tempo, ma far sì che sia il bambino a trovare, nei cosiddetti ”tempi morti” alternative positive alle quotidiane attività.

Anche lo psicoanalista Adam Phillips nel suo libro Sul bacio, il solletico e la noia scriveva che la "capacità di annoiarsi permette al bambino di crescere", perché attraverso la noia egli può riflettere sulla vita e fare le scelte che lo rendono felice. Certo, l’idea del tempo nel bambino è diversa da quello dell’adulto, perciò bisogna fargli comprendere che esistono, durante la giornata, delle azioni che si succedono con regolarità, e tra queste c’è, appunto il tempo in cui può scegliere cosa fare. Pertanto, alla luce delle considerazioni fatte, come insegnante avverto l’esigenza di consigliare ai genitori di non sovraccaricare d’ impegni i loro figli, considerando il tempo un vuoto da riempire a tutti i costi, perché esso deve essere gestito in modo consapevole. I minuti, le ore, i mesi e gli anni che abbiamo a disposizione sono carichi di suggestioni e non possono essere vanificati dai nostri inutili sforzi di renderli sempre proficui. Il tempo è fatto anche di pause, di riflessioni che hanno un loro valore proprio perché ci permettono di dare un significato al nostro cammino, e queste pause hanno un nome spesso utilizzato in senso negativo: “noia”. I bambini, in particolare, hanno bisogno del nostro aiuto per comprendere che occorre avere anche il tempo di annoiarsi per crescere e per progettare il proprio futuro.

Infine, per avvalorare il concetto della positività della noia, non posso non citare il compianto dirigente Gianfranco Zavalloni che, nel suo “Manifesto dei diritti di bimbi e di bimbe”, al primo posto mette il diritto all’ozio, inteso come diritto “ a vivere momenti di tempo non programmato dagli adulti”. Riconosciamo, perciò, ai nostri bambini la libertà di annoiarsi e di vivere momenti di vita autogestiti, in modo che imparino a scegliere ciò che a loro più piace, magari a vagheggiare un mondo fantastico e migliore, a progettare un sogno che potrebbe diventare realtà o, come i poeti dell’antica Roma, fautori dell’otium letterario, a scrivere le pagine più belle di quella straordinaria poesia che è la vita!

copyright © Educare.it - Anno XVII, N. 03, Marzo 2017

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