Al di là delle mie considerazioni personali, determinate da esperienze
concrete vissute in età infantile, quando avevo il tempo di annoiarmi e, grazie
a questo, potevo far lavorare la mia fantasia per inventare un gioco nuovo o
per “costruire” storie, ho cercato di avvalorare le mie idee in proposito
facendo riferimento a quelle, più autorevoli, di persone esperte.
Teresa Belton, scienziata inglese esperta di problemi dell'infanzia e
dell'apprendimento, per esempio, sostiene che la noia è “la linfa segreta della
creatività”. Oggi i genitori sono convinti che impegnare i figli in varie
attività pomeridiane extrascolastiche sia propedeutico a una maggiore
efficienza futura, ma non è proprio così. Avere tempo per pensare può aiutarli
a scoprire meglio ciò che li rende felici. Perciò, ai bambini deve essere
lasciato lo spazio idoneo per gestire in modo personale il loro tempo e non
avere tutto programmato e gestito dagli adulti. Come sostiene la Belton:
“Facciamo dunque i giusti onori alla noia. Questa buona fata che costringe i
nostri bambini, sbadigliando, a scegliere ciò che è davvero utile per loro”:
avere tempi morti in una giornata già scandita dalle ore dedicate alla scuola e
alla normale e indispensabile routine della giornata deve rappresentare, per il
bambino, il modo più congeniale per attivare le sue doti creative. Per
evidenziare il valore educativo della noia la scienziata inglese cita i
racconti dell’infanzia di artisti e scrittori che, avendo avuto il tempo di
annoiarsi, sono stati indotti a riflettere sulle proprie inclinazioni e , in
futuro, a farle proliferare. Perciò, non si deve “riempire” il tempo, ma far sì
che sia il bambino a trovare, nei cosiddetti ”tempi morti” alternative positive
alle quotidiane attività.
Anche lo psicoanalista Adam Phillips nel suo libro Sul
bacio, il solletico e la noia scriveva che la "capacità di
annoiarsi permette al bambino di crescere", perché attraverso la noia egli
può riflettere sulla vita e fare le scelte che lo rendono felice. Certo, l’idea
del tempo nel bambino è diversa da quello dell’adulto, perciò bisogna fargli
comprendere che esistono, durante la giornata, delle azioni che si succedono
con regolarità, e tra queste c’è, appunto il tempo in cui può scegliere cosa
fare. Pertanto, alla luce delle considerazioni fatte, come insegnante avverto
l’esigenza di consigliare ai genitori di non sovraccaricare d’ impegni i loro
figli, considerando il tempo un vuoto da riempire a tutti i costi, perché esso
deve essere gestito in modo consapevole. I minuti, le ore, i mesi e gli anni
che abbiamo a disposizione sono carichi di suggestioni e non possono essere
vanificati dai nostri inutili sforzi di renderli sempre proficui. Il tempo è
fatto anche di pause, di riflessioni che hanno un loro valore proprio perché ci
permettono di dare un significato al nostro cammino, e queste pause hanno un
nome spesso utilizzato in senso negativo: “noia”. I bambini, in particolare,
hanno bisogno del nostro aiuto per comprendere che occorre avere anche il tempo
di annoiarsi per crescere e per progettare il proprio futuro.
Infine, per avvalorare il concetto della positività della
noia, non posso non citare il compianto dirigente Gianfranco Zavalloni che, nel
suo “Manifesto dei diritti di bimbi e di bimbe”, al primo posto mette il
diritto all’ozio, inteso come diritto “ a vivere momenti di tempo non
programmato dagli adulti”. Riconosciamo, perciò, ai nostri bambini la libertà
di annoiarsi e di vivere momenti di vita autogestiti, in modo che imparino a
scegliere ciò che a loro più piace, magari a vagheggiare un mondo fantastico e
migliore, a progettare un sogno che potrebbe diventare realtà o, come i poeti
dell’antica Roma, fautori dell’otium letterario, a scrivere le pagine
più belle di quella straordinaria poesia che è la vita!
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© Educare.it - Anno XVII, N. 03, Marzo 2017
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