sabato 21 luglio 2018
sabato 7 luglio 2018
Una mitica lezione di ospitalità
Nel lessico quotidiano parole come “accoglienza” e “ospitalità” sono ormai ricorrenti, perché lo scenario mondiale è caratterizzato da notevoli flussi migratori di profughi che chiedono di essere accolti, sfuggendo a situazioni estreme vissute nei loro Paesi d’origine, e perché, in senso più lato, ogni essere umano ha bisogno di vivere in relazione con l’altro, diventando suo “ospite”.
Cosa significa essere ospitali ce lo insegna la mitologia greca, che il poeta latino Ovidio riprende nell’ottavo libro delle Metamorfosi, raccontando la delicata storia di Filemone e Bauci. Erano, questi, due anziani coniugi che vivevano miseramente in una casupola, uniti da un tenero vincolo d’amore.
Un giorno Zeus, padre degli dei, decise di scendere dall’Olimpo assieme al figlio Hermes per chiedere ospitalità agli uomini. Recatisi in Frigia, bussarono a tante porte, ma nessuno fu disposto ad accoglierli. Solo i due anziani coniugi aprirono la porta della loro povera casa e accolsero gli ospiti in modo gentile, rifocillandoli con il poco cibo a loro disposizione, ignari di avere a che fare con Zeus in persona. Quando Filemone scoprì che alla sua tavola era seduto proprio il padre di tutti gli dei, pensò di sacrificare l’unico tesoro in suo possesso, un’oca, per onorarlo nel modo dovuto. Ma Zeus ne impedì il sacrificio e, per compensare i padroni di casa, riconoscente, chiese loro di esprimere due desideri. Promise, inoltre, che li avrebbe portati con sé sull’Olimpo, risparmiandoli dal diluvio che avrebbe scatenato sul loro paese, per punire gli uomini per la loro mancanza di ospitalità. I due coniugi chiesero di poter servire gli dei per tutto il resto della loro vita e di poter morire insieme. La loro casa si trasformò quindi in un tempio e Filemone e Bauci vissero ancora per tanti anni servendo gli dei, come avevano richiesto, e morirono insieme, abbracciati, trasformandosi uno in una quercia e l’altra in un tiglio.
Per i Greci, come insegna questo mito, l’ospitalità era sacra, perché accogliendo un ospite si pensava si potesse accogliere un dio. Perciò, essere ospitali non era un dovere, ma un vero e proprio onore tanto che, alla sua partenza, all’ospite venivano offerti dei doni e stabilendo un legame tra le famiglie. Ancora una volta la civiltà antica riesce a fornirci una lezione “mitica” e a farci comprendere che, anche se il tempo passa, certi valori conservano inalterata la loro importanza. Non a caso, in Grecia, con il termine xenos si indicava lo straniero, ma “xenos” era anche l’ospite.
Aida Dattola
Pubblicato su Educare.it il 6 luglio 2018
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